GLI SPECCHIANTI


2017/2018

Il progetto nasce dalla sperimentazione tra pelle del corpo e nitrato d’argento, alla base sia della fotografia analogica che della produzione degli antichi specchi veneziani.
Impronte di corpo lasciate su vetro prendono forma grazie alla reazione chimica tra argento, luce, sale e grasso del corpo, durante il processo di specchiatura.
Lo specchio è come un caleidoscopio di immagini, una superficie che restituisce immediatamente ciò che appare senza nessuna mediazione rappresentativa; per sua natura fisica non ha un’immagine propria, restituisce un riflesso che non permane.
In questo caso invece nella stessa superficie specchiante è inclusa la traccia di una presenza e si relaziona con ciò che la circonda, diventando punto di contatto tra l’io e l’altro.
La parte interna di ogni opera, a prima vista un libro o una scatola di legno scuro, è ricoperta di specchi , il fruitore può scegliere se essere parte o meno dell’opera, aprendo e schiudendo le “scatole”.


IN-VISIBILE
2017/2018

L’opera è realizzata con la tecnica di sviluppo di impronte tramite la specchiatura a base di argento. L’unione tra vetro ambrato e argento creano l’illusione di una superficie dorata e irregolare sotto la quale si rivelano , solo da alcuni punti di vista, tracce di un gesto incamerato in uno strato sottilissimo di argento. Ciò che appare sono delle lastre dorate che rimandano all’utilizzo dell’oro nelle icone, inteso come pura luce, solo orientando la propria attenzione è possibile intravedere l’immagine sottostante evocare un gesto ormai perso. Le due lastre affisse su due tavolette di legno unite dalla cerniera, possono essere aperte o chiuse come pagine di un libro, in modo che i due palmi delle mani si possano unire o meno nell’atto della preghiera.


The project stems from experimentation between body skin and silver nitrate, at the base of both analog photography and the production of ancient Venetian mirrors.
Body impressions left on glass take shape thanks to the chemical reaction between silver, light, salt and body fat, during the mirroring process.
The mirror is like a kaleidoscope of images, a surface that immediately returns what appears without any representative mediation; by its physical nature it does not have its own image, it returns a reflection that does not remain.
In this case, the trace of a presence is included in the same mirroring surface and is related to what surrounds it, becoming a point of contact between the ego and the other.
The inside of each work, at first glance a book or a box of dark wood, is covered with mirrors, the user can choose whether or not to be part of the work, opening the “ boxes”.

 

 

 

 

 

The work is made with the technique of developing fingerprints by mirroring. The combination with amber glass and silver create the illusion of a golden and uneven surface, behind which you can make out –just from some points of view- the marks of a gesture contained in a very thin silver layer. What appears are some golden plates that remind of the use of gold in the icons, intended as pure light: just focusing your own attention, you can glimpse the image underneath that evokes a lost gesture. The two plates, fixed on two planks of wood joined by the hinge, can be opened or closed like the pages of a book, so that the palms of your hands can join or not in the act of prayer.